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E' finita in tragedia la scomparsa di Elisa Benedetti, 25 anni è stata ritrovata morta


PERUGIA 31 gennaio 2011 E' finita in tragedia la scomparsa di Elisa Benedetti, 25 anni, di cui si erano perse le tracce nella notte tra sabato e domenica. Elisa, scomparsa nelle campagne a nord di Perugia, è stata trovata morta non lontano dal luogo in cui aveva lasciato la macchina la sera di sabato, una zona boscosa nei pressi di Civitella Benazzone, a nord di Perugia. Il corpo di Elisa, hanno riferito amici e familiari, è stato trovato nei pressi di un laghetto artificiale, ad alcuni chilometri dal torrente vicino al quale è stata ritrovata ieri mattina l'auto della ragazza.

AMICA ASCOLTATA ANCORA DAI CC Dopo il ritrovamento del cadavere di Elisa Benedetti, la venticinquenne trovata senza vita stamani in un bosco vicino a Perugia, gli investigatori sono a lavoro per ricostruire le ultime ore di vita della ragazza di Città di Castello. L'attenzione dei carabinieri (coordinati dal Pm Antonella Duchini) si concentra sia sugli avvenimenti del sabato sera (Elisa aveva trascorso la serata in un bar alla periferia di Perugia in compagnia di un'amica e di quattro ragazzi nordafricani) sia su quello che è successo dopo, fino a notte inoltrata, quando la giovane si è allontanata da sola con la Fiat Punto dell'amica, abbandonando poi la vettura intorno a mezzanotte su una strada di campagna della frazione di Civitella Benazzone. Sempre stamani - secondo quanto si è appreso - a Città di Castello i carabinieri hanno ascoltato nuovamente l'amica di Elisa, insieme alla quale la ragazza lavorava in un call center.

CONCLUSA ISPEZIONE CADAVERE Si è conclusa intorno alle 14 la prima ispezione cadaverica di Elisa Benedetti la venticinquenne di Città di Castello trovata morta stamani nel bosco dove si era persa nella notte tra sabato scorso e ieri. Il medico legale, Annamaria Verdelli, non ha voluto fornire alcuna indicazione sulle cause della morte ai giornalisti, limitandosi a dire di essersi fatta una idea a grandi linee delle cause del decesso. Nel frattempo - stando a quanto si è appreso da alcune persone che hanno partecipato alle ricerche - il cadavere della giovane è stato trovato con del fango addosso, completamente vestito (pare che la giovane si fosse tolta solo un maglione) e disteso a ridosso di un argine di un laghetto artificiale. Intorno alle 14.30 il corpo della giovane è stato trasportato in elicottero all'obitorio dell'ospedale S.Maria della Misericordia di Perugia. Le indagini sono condotte dal sostituto procuratore del tribunale di Perugia, Antonella Duchini.

LO ZIO: UNA TRAGEDIA «È una grande tragedia per la nostra famiglia»: così Stefano Benedetti lo zio di Elisa, la ragazza di Città di Castello scomparsa nei pressi di Perugia la notte tra sabato scorso e ieri e trovata morta nella mattinata odierna. Stefano Benedetti ha partecipato con amici e parenti di Elisa alle ricerche della giovane.
Stefano Benedetti, con un gruppo di parenti e amici di Elisa, ha partecipato alle ricerche della giovane stamani insieme a Vigili del fuoco, Protezione civile, Forestale e Carabinieri. «Siamo stati noi - dice lo zio di Elisa - a trovare lungo il percorso che va dall'auto di mia nipote al luogo dove è stato trovato il suo corpo la sua cuffietta di lana viola. Poi dalle comunicazioni che sentivamo arrivare dall'elicottero dei Vigili del fuoco abbiamo capito che era stata individuata una sagoma e che non c'era più niente da fare». Stefano Benedetti ha poi chiamato il fratello Osvaldo, padre della ragazza: «Fatti forte, siamo tutti con te, stiamo arrivando» gli ha detto.

GIORNALISTI E TV A CASA DEL PADRE È presidiata da una pattuglia di carabinieri la strada senza uscita che, nella frazione di S.Lucia, a Città di Castello, porta alla casa dove Elisa Benedetti risiedeva con il padre, Osvaldo. I militari fanno passare soltanto amici e parenti della ragazza ritrovata morta stamani nei boschi vicino a Perugia e tengono a distanza giornalisti e troupe televisive.

MORTE AL TELEFONO Telefono e morti annunciate, o da vivere, è uno dei temi di molti film. Insomma il caso di Elisa Benedetti, la ragazza di Perugia ritrovata morta oggi a Civitella Benazzone dopo aver chiamato la notte del 30 i Carabinieri dicendo di essere stata violentata, può ricordare alcuni lavori cinematografici. Intanto il classico 'Il terrore corre sul filò (1948) di Anatole Litvak con Barbara Stanwyck, Burt Lancaster. Di scena, la ricca Leona Cotterell costretta a letto per una malattia che cerca di telefonare al marito Henry Stevenson, l'uomo che per capriccio ha strappato a un'amica, trasformandolo da umile commesso in vicepresidente dell'industria Cotterell. Ma, per un errore del centralino, ascolta una conversazione tra due individui che progettano un delitto per quella sera alle undici e un quarto. Ignorata dalla polizia a cui telefona, senza nessuno a cui rivolgersi in città, Leona tenta di ricostruire i movimenti del marito attraverso una serie di chiamate. Di gran lunga più angosciante l'apparecchio maledetto di The call, che diventa strumento di horror e morte. Il film del 2003, diretto da Takashi Miike ha generato due sequel The Call 2 e The Call: Final, nonchè un remake statunitense Chiamata senza risposta. In Cellular con Kim Basinger e Chris Evans, al centro della storia c'è appunto un cellulare che serve all'eroe della storia per salvare la bella in pericolo. Ma il telefono forse davvero più centrale in un film è stato quello pubblico che rende ostaggio di un assassino Colin Farrel in In linea con l'assassino di Joel Shumacher. Racconta la vicenda di Stuart Shepard, giovane manager bugiardo che finisce ostaggio di una comunissima cabina telefonica, ubicata nel cuore di Manhattan, prigioniero di un dialettico assassino.
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Aveva detto che sarebbe partita per un weekend in Umbria con il suo fidanzato, ma non è più tornataNoemi Duca


ROMA 31 gennaio 2011 Aveva detto che sarebbe partita per un weekend in Umbria con il suo fidanzato, ma non è più tornata. Dal 15 gennaio i familiari di Noemi Duca, 20enne romana, aspettano di vederla rientrare a casa. Per trovare la ragazza, è nato un gruppo su Facebook, dove la famiglia ha scritto di aver ricevuto un sms dalla giovane, subito dopo la sua scomparsa, in cui si leggeva: "Scusate, spero capirete". Da allora nessuna notizia. Noemi ha gli occhi azzurri, i capelli rossi, l'orecchino al naso e un piercing al labbro inferiore. Inoltre, indossa occhiali da vista. Ha con sé una bors bianca e nera firmata Guess.
16:44 | 0 commenti | Continua a Leggere

Una ragazza, che stava trascorrendo la serata con un'amica, è scomparsa dopo essere rimasta coinvolta in un incidente stradale


forze dell'ordine sono impegnate nelle ricerche di una giovane 25enne che si sarebbe allontanata da casa, a Perugia. La ragazza, che stava trascorrendo la serata con un'amica, è scomparsa dopo essere rimasta coinvolta in un incidente stradale senza gravi conseguenze. Prima che si perdessero le sue tracce, la 25enne aveva chiamato i carabinieri dicendo di essere stata violentata. Durante le ricerche la sua auto è stata trovata abbandonata.


Secondo quanto riferito dai carabinieri, mentre la sua amica stava parlando con il conducente dell'altra vettura, la giovane si è allontanata, alla guida dell'auto. Prima che si perdessero le sue tracce, i carabinieri erano riusciti a parlarle al telefono. Ai militari infatti, erano giunte due telefonate. Una dell'amica, che segnalava come la 25enne si fosse inspiegabilmente allontanata alla guida dell'auto. L'altra proprio della giovane scomparsa che avrebbe detto di essere stata violentata e di essere poi rimasta bloccata poiché la sua auto si era impantanata.


L'amica ha quindi chiamato i carabinieri per dare l'allarme. Ai militari ha, fra l'altro, detto: «Abbiamo bevuto qualche aperitivo di troppo, sono preoccupata per lei». Anche la giovane scomparsa ha telefonato ai carabinieri dicendo di essere stata violentata e di essere poi rimasta bloccata poiché la sua auto si era impantanata, nella zona di Ponte Pattoli. Poi il suo telefonino non ha più dato segnali. Gli investigatori hanno sottolineato che la veridicità delle sue affermazioni deve ancora essere accertata. Quello che è stato accertato è che le due ragazze, dopo una serata a Perugia, si sono fermate in un bar lungo la strada per tornare a Città di Castello. Qui hanno bevuto in compagnia di alcuni ragazzi marocchini, probabilmente appena conosciuti, poi si sarebbero allontanate da sole.

Una versione che sarebbe anche stata confermata da alcuni presenti nel bar, sentiti oggi dai carabinieri e dagli stessi ragazzi marocchini. Poi l'incidente e la 'fuga' della ragazza. La Fiat Punto, con il telefonino della venticinquenne al suo interno, è stata trovata stamani, in una zona di campagna, in località Civitella Benazzone, una frazione a 15 chilometri da Perugia non lontana dal luogo dell'incidente, nei pressi del torrente Ventia. Le ricerche proseguono, in una vasta area nella zona Nord del capoluogo umbro.
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Daniela Agostinetto, 33 anni, scomparsa domenica pomeriggio, è stata trovata a Valdobbiadene, Treviso


Daniela Agostinetto, 33 anni, scomparsa domenica pomeriggio, è stata trovata a Valdobbiadene, Treviso, dove risiedeva, nei pressi della casa di riposo 'Geronazzo', all'interno dell’area dell’ex ospedale 'Guicciardini'.
Da domenica sera amici, conoscenti, Carabinieri, Protezione civile, Vigili del fuoco, Corpo Forestale dello Stato, Soccorso alpino e Unità cinofile la stavano cercando: la sorella dopo aver passeggiato con Daniela domenica pomeriggio, al rientro a casa si era offerta di preparare un the, e mentre era impegnata in cucina, Daniela se n'era andata.
Non vedendola rincasare, la sorella aveva allertato le forze dell'ordine.
Purtroppo ieri verso la mezzanotte la tragica scoperta.
Secondo una prima ricostruzione la donna si sarebbe uccisa gettandosi dal terzo piano dell'istituto, ma gli investigatori stanno accertando la dinamica degli eventi.
Avrebbe, secondo indiscrezioni, lasciato un biglietto ai familiari in cui chiede loro perdono.
Diplomata in ragioneria, era impiegata come responsabile fiscale alla Coldiretti di Valdobbiadene, da qualche tempo Daniela soffriva di problemi di depressione e sembra avesse chiesto l'aspettativa dal lavoro.
07:01 | 0 commenti | Continua a Leggere

E' stata trovata poco dopo le 16 in un campo nomadi di BresciaYlenia Della Santina


E' stata trovata poco dopo le 16 in un campo nomadi di Brescia Ylenia, la sedicenne scomparsa la notte tra giovedì e venerdì da Vaciglio di Modena, dove abita con la famiglia, di origine nomade. La minorenne è stata rintracciata grazie agli accertamenti compiuti dal personale della Squadra Mobile di Modena e Brescia. Decisiva una trattativa telefonica. La giovane era scappata per una fuga d'amore.

La minorenne è stata rintracciata grazie agli accertamenti compiuti dal personale della Squadra Mobile di Modena e Brescia. La ragazzina era svanita misteriosamente nel cuore della notte tra giovedì e venerdì. Poco dopo essere svanita nel nulla, era riuscita a contattare telefonicamente la madre, chiedendo aiuto. " Mamma, aiutami. Sono a casa di una persona che non conosco", aveva detto Ylenia.
08:20 | 0 commenti | Continua a Leggere

Adriano Pizzi, 38 anni Scomparso da sette giorni esatti


LECCE (24 gennaio) - Scomparso da sette giorni esatti, cioè dal giorno in cui ha lasciato l'abitazione in Contrada Campore nella marina di Torre Suda. Da allora, Adriano Pizzi, 38 anni da compiere il prossimo 12 ottobre, ha fatto perdere le proprie tracce.
L'ipotesi più verosimile formulata dai carabinieri della stazione di Racale diretti dal luogotenente Riccardo Minerba è quella dell'allontanamento volontario. Perché avrebbe dovuto farlo? L'uomo, nativo di Melissano, era senza lavoro da alcuni mesi e, dal marzo dello scorso anno, soffriva di depressione. La donna, con la quale conviveva da tempo e che avrebbe dovuto sposare in chiesa proprio il 22 gennaio, cinque giorni dopo la sua sparizione, Serena Lupo, 22enne, ha raccontato ai carabinieri che il compagno viveva con comprensibile sofferenza e disagio il suo status di disoccupato e più volte ripeteva di volersi trasferire a Milano per cominciare una nuova vita. Anche perché c'era una figlia piccola da mantenere e le spese erano tante.

La giovane ha ripercorso la giornata del 17 gennaio: Pizzi si è alzato verso le 8,30, si è vestito ed è uscito a bordo della sua Opel Astra. Un paio d'ore dopo, il padre dell'uomo, Francesco, ha telefonato alla futura nuora per chiederle notizie del figlio che era solito recarsi a casa sua nel corso della mattinata. Non lo aveva visto e gli era sembrato piuttosto strano. Più tardi, la Lupo, preoccupata, ha avvisato anche gli altri familiari della situazione. Soprattutto alla luce di una scoperta ovvero che il convivente aveva portato via dalla sua borsa la somma di mille euro, denaro che alcuni parenti avevano regalato loro proprio in vista delle nozze imminenti. Da lì la decisione di sporgere denuncia ai carabinieri che hanno immediatamente diffuso la foto dello scomparso e alcuni dati identificativi.
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Scomparsa da casa Ylenia di 16 anni. I genitori: "Aiutateci a ritrovarla"


MODENA 24 gennaio 2011. Da più di due giorni non si hanno notizie di Ylenia, una ragazzina di 16 anni che vive con i genitori - Christian, ambulante, e Samuelita, mamma di altri due figli - nei pressi di Vaciglio. Ylenia è scomparsa misteriosamente nel cuore della notte tra giovedì e venerdì. La mamma l'aveva sentita alzarsi per andare in bagno. Non sentendola tornare in camera sua, l'ha inutilmente chiamata, poi con il marito e la nonna che abita a poca distanza, l'hanno cercata tutta notte. Di lei nessuna traccia.

E a gettare nello sconforto la famiglia, una telefonata della ragazza. Sabato mattina, dopo un ennesimo tentativo di rintracciarla presso amici ed amiche la denuncia di scomparsa alla polizia. La questura di Modena ha subito inserito la foto di Ylenia nell'archivio nazionale delle persone scomparse. Ma mentre i genitori rientravano a casa, la scomparsa della figlia è diventato un giallo che li ha gettati nello sconforto. Il telefonino di mamma Samuelita ha infatti squillato poco dopo le 16 di sabato.

"Numero sconosciuto" è comparso sul display. La donna ha invece riconosciuto invece la voce di chi stava all'altro apparecchio. Era la voce di Ylenia rotta dal pianto: «Mamma, aiutami. Sono a casa di una persona che non conosco». Poi la telefonata è stata interrotta improvvisamente. Ora la famiglia della ragazzina è nella disperazione totale e ha così deciso di inviare un appello sia attraverso il nostro giornale, sia attraverso il nostro sito internet. «Pubblicate anche la foto della nostra bambina - chiede il padre - in modo che se qualcuno l'ha vista possa darci informazioni e aiutarci a ritrovarla».
Per questo l'uomo fornisce anche un numero di telefonino: «Chi ha notizie di Ylenia può chiamarmi giorno e notte al 331 4450828 o se preferisce può fare la stessa cosa chiamando i numeri di emergenza delle forze dell'ordine. Dateci una mano». Nella denuncia di scomparsa presentata alle forze dell'ordine, i genitori spiegano che i rapporti in famiglia «sono buoni» e quindi verrebbe scartata l'ipotesi di allontanamento in seguito a un litigio o a dissapori.
La ragazza, fra l'altro, al momento della scomparsa non aveva con sè denaro. Quando una persona sparisce, sono molte le ipotesi che si fanno e gli interogativi che ci si pone. Come per gli altri scomparsi amche per Ylenia ci si chiede: è scomparsa volontariamente o qualcuno l'ha indotta a compiere il gesto? O ancora: qualcuno se l'è portata via? Quest'ultima ipotesi è la più inquientante tenendo conto della misteriosa telefonata alla madre di Ylenia in lacrime, La ragazza non aveva con sè il telefonino e quello che ha usato aveva il numero "coperto". Alla luce di quest'ultimo episodio, viene spontaneo chiedersi: sposando l'ipotesi di un allontanamento volontario, Ylenia in chi potrebbe essersi imbattuta? Ha incontrato qualcuno che l'ha portata via con una scusa o con la forza? Come illustra il sito delle POlizia di Stato dal 2001 a tutto il 2010, i bambini e i ragazzi al di sotto dei 18 anni scomparsi in Italia sono stati circa 10mila. Ma un dato importante, e che può far ben sperare, è che nell'80 per cento dei casi i minori vengono ritrovati.
Di solito entro un anno dalla denuncia di scomparsa rientrano in famiglia. Da sottolineare che quando allo sconcerto per la scomparsa del proprio figlio subentra la gioia per l'inaspettato rientro, i familiari spesso dimenticano di informare le forze di polizia. Nel 20 per cento dei casi però i piccoli non vengono ritrovati e spesso raggiungono anche la maggiore età senza che i familiari sappiano che fine hanno fatto. Sono purtroppo tanti i genitori disperati che attendono in lacrime il loro ritorno a casa sperando che qualcuno possa aver visto qualcosa o anche solo avere un'idea, un sospetto, e possa aiutarli a ritrovare i loro bambini
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Un nuovo caso di scomparsa è accaduto a Modena, dove da più di due giorni non si hanno notizie di Ylenia, 16 anni


Un nuovo caso di scomparsa è accaduto a Modena, dove da più di due giorni non si hanno notizie di Ylenia, 16 anni, che, come scrive la Gazzetta di Modena, è sparita tra la notte di giovedì e venerdì. I genitori, Christian, ambulante, e Samuelita, hanno fatto la denuncia dopo averla cercata invano presso amici e fidanzato. Poi la telefonata anonima di Ylenia:"Mamma aiuto sono a casa di uno sconosciuto". Adesso l'appello alle autorità: "Aiutateci a trovarla".
La notte della sua sparizione, la mamma di Ylenia l'aveva sentita alzarsi per andare in bagno. Dopodiché il nulla. La giovane non era più in casa. Così Samuelita e il marito l'hanno cercata per tutta la notte. Di lei, però, nessuna traccia.
A gettare nello sconforto la famiglia, una telefonata della ragazza ricevuta sabato mattina da un numero sconosciuto, subito dopo aver denunciato la scomparsa alla polizia: "Mamma aiutami sono a casa di uno sconosciuto". La famiglia ha così deciso di pubblicare attraverso i media un numero di telefono su cui poter rintracciare i familiari se si hanno sue notizie. Il numero è 331 4450828.
I genitori hanno spiegato agli investigatori che i rapporti in famiglia "sono stati buoni" e che la ragazza non aveva con sè denaro. Al momento gli agenti non scartano alcuna ipotesi, anche se sembrerebbe inverosimile un allontanamento dovuto a un litigio o a dissapori.
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Inviata per conoscenza alla redazione di Bergamonews una lettera scritta da un anonimo “pregiudicato”, rivolta al comandante carabinieri di Bergamo


L'autore si presenta come “pregiudicato” arrestato dalla squadra mobile, “soggetto a rischio che non sopporta gli schifosi che fanno male ai ragazzini”.
Un testo di circa una quarantina di righe in un cui l'anonimo confonde Brembate Sopra con Mapello e sostiene che la ragazzina va cercata nel “cantiere del nuovo supermercato”, vicino a dove i cani hanno fiutato l'odore in modo più intenso.
Omettiamo di pubblicare tutti i particolari della lettera anonima, che fornisce dettagli precisi e anche drammatici, sulle modalità di ricerca suggerite da chi scrive. Lo stesso pregiudicato si dice poi pronto “a dare una mano ai carabinieri nel caso in cui Yara venisse ritrovata”. Subito dopo fornisce un nome al comandante dei carabinieri, il nome di un presunto investigatore privato che si autodefinisce “ostacolato” nello svolgere indagini sul caso di Yara. E spiega al comandante di poter fornire dettagli per la risoluzione del caso di Pietro Camedda, militare scomparso misteriosamente dalla caserma Passalacqua di Novara alla metà degli anni '80.
“Non sono né un pazzo né un mitomane – aggiunge l'anonimo -. Voglio solo darle una mano a far tornare a casa questa bambina”. “Anche se non mi credete cosa vi costa cercare?” La lettera si chiude così.

In sintesi, quaranta pagine dattiloscritte nella quale si afferma che Yara Gambirasio va cercata nel cantiere del “nuovo supermercato”, vicino a dove i cani fiutarono l'odore in modo più intenso. La lettera viene valutata ora dal comandante provinciale dei carabinieri di Bergamo. Il mittente dice di essere un pregiudicato, un "soggetto a rischio" che però "non sopporta gli schifosi che fanno male ai ragazzini". L'uomo suggerisce di cercare "nel cantiere del nuovo supermercato", e si dice pronto “a dare una mano ai carabinieri nel caso in cui Yara venisse ritrovata”. Subito dopo fornisce un nome al comandante dei carabinieri, il nome di un presunto investigatore privato che si autodefinisce “ostacolato” nello svolgere indagini sul caso di Yara. E spiega al comandante di poter fornire dettagli per la risoluzione del caso di Pietro Camedda, militare scomparso misteriosamente dalla caserma Passalacqua di Novara alla metà degli anni '80. L'autore si presenta come “pregiudicato” arrestato dalla squadra mobile, “soggetto a rischio che non sopporta gli schifosi che fanno male ai ragazzini”.
Un testo di circa una quarantina di righe in un cui l'anonimo confonde Brembate Sopra con Mapello e sostiene che la ragazzina va cercata nel “cantiere del nuovo supermercato”, vicino a dove i cani hanno fiutato l'odore in modo più intenso.
Omettiamo di pubblicare tutti i particolari della lettera anonima, che fornisce dettagli precisi e anche drammatici, sulle modalità di ricerca suggerite da chi scrive. Lo stesso pregiudicato si dice poi pronto “a dare una mano ai carabinieri nel caso in cui Yara venisse ritrovata”. Subito dopo fornisce un nome al comandante dei carabinieri, il nome di un presunto investigatore privato che si autodefinisce “ostacolato” nello svolgere indagini sul caso di Yara. E spiega al comandante di poter fornire dettagli per la risoluzione del caso di Pietro Camedda, militare scomparso misteriosamente dalla caserma Passalacqua di Novara alla metà degli anni '80.
“Non sono né un pazzo né un mitomane – aggiunge l'anonimo -. Voglio solo darle una mano a far tornare a casa questa bambina”. “Anche se non mi credete cosa vi costa cercare?” La lettera si chiude così.
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Sono state ritrovate a Roma le due sedicenne scomparse lunedì pomeriggio, Serena e Agnese di Correggio


REGGIO EMILIA 21 gennaio 2010- Fine dell'incubo per due famiglie emiliane. Sono state ritrovate a Roma le due sedicenne scomparse lunedì pomeriggio, Serena e Agnese di Correggio, piccolo centro a una quindicina di chilometri da Reggio Emilia. A quanto si è appreso, stanno abbastanza bene. I carabinieri hanno avvisato i familiari nel Reggiano. Le due ragazze sono state viste dalle forze di polizia verso le 21.45 mentre vagavano in strada nel quartiere periferico della Tuscolana. Sono apparse molto stanche, seppure in buone condizione di salute. Erano scomparse dopo lo shopping in un centro commerciale vicino allo stadio di Reggio Emilia, inutilmente setacciato in questi giorni, anche stamattina, dalle unità cinofile dei carabinieri. Molte infatti le 'pistè battute nella ricerca delle due ragazze anche se, si apprende, l'ipotesi che avessero preso un treno per Roma aveva molto credito a Correggio.

L'APPELLO A "CHI L'HA VISTO?" I genitori delle due sedicenni di Correggio, Agnese Lasagni e Serena Setti, sparite da lunedì avevano parlato al telefono in serata con la conduttrice della trasmissione di Raitre 'Chi l'ha vistò e attraverso la tv, anche con momenti di commozione, hanno chiesto alle due ragazzine di tornare a casa. «Non sappiano nulla di loro - ha detto la madre di Serena - sappiamo solo che sono state nel centro commerciale Reggio Emilia lunedì pomeriggio, perché le telecamere a cercuito chiuso ce le hanno fatte vedere mentre acquistavano scarpe, come ci avevano detto, e poi sono sparite. Hanno spento i cellulari e dopo non c'è stato alcun contatto». La donna ha spiegato che le ragazze sono uscite di casa con pochi soldi, nessun vestito per cambiarsi, senza documenti, e ha raccontato che in passato non c'erano mai stati problemi per allontanamenti da casa. !Problemi scolastici sì", aveva detto. La madre di Agnese quasi non è riuscita a parlare. "Senza di loro non possiamo continuare, che tornino a casa", ha chiesto con la voce rotta.
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Gisella Orrù :A sorpresa, le rivelazioni fatte da un pentito, hanno fatto riaprire le indagini sull'omicidio


A sorpresa, le rivelazioni fatte da un pentito, hanno fatto riaprire le indagini sull'omicidio di Gisella Orrù, "la ragazza del pozzo" come è stato chiamato il feroce delitto avvenuto nel 1989. Salvatore Pirosu e Licurgo Floris, di Carbonia (Cagliari), stanno scontando per quel delitto una condanna rispettivamente a 24 e 30 anni di carcere, ma Floris si è sempre proclamato innocente e perfino i legali di parte civile sono convinti che lui non c'entri.Secondo Michele Schirò, legale di parte civile, "il delitto è maturato in ambienti che non sono gli quelli classici indicati dal Pirosu. Credo che si tratti, invece, proprio di personaggi esterni ad un certo mondo di criminalità". Pirosu con la sua testimonianza piena di lacune e di imprecisioni avrebbe in sostanza voluto coprire qualcuno che lo avrebbe pagato, anche perché è stato accertato che Pirosu non poteva compiere da solo l'omicidio.

Il 7 luglio 1989 dal sifone di una condotta idrica nelle campagne di San Giovanni Suergiu, a pochi chilometri da Carbonia, in Sardegna, veniva recuperato dai vigili del fuoco il corpo di Gisella Orrù, una ragazza di sedici anni. Mancava da casa da dieci giorni, dal 28 giugno '89, e c'era grande agitazione in tutta Carbonia per la sua scomparsa. Di solito era puntuale, anche per evitare discussioni con la nonna paterna che la ospitava, insieme alla sorella minore, dopo la separazione dei genitori. Per le prime ricerche la nonna si era rivolta a Salvatore Pirosu, vicino di casa e amico di famiglia, che il giorno della scomparsa di Gisella Orrù era rientrato a casa intorno a mezzanotte. Si scoprirà in seguito che proprio quel vicino di casa era coinvolto nella scomparsa e nella atroce fine della ragazza.

Il 29 giugno, di primo mattino, la nonna Gina aveva ricevuto una telefonata anonima nella quale una voce di donna avrebbe detto: "Gisella è con noi in vacanza. Starà fuori un mese. Stia tranquilla". Il 13 luglio un'altra telefonata anonima fatta ai Carabinieri indicava la presenza di un cadavere nel pozzetto della condotta idrica nelle campagne di San Giovanni Suergiu. Il corpo recuperato dai vigili del fuoco era nudo, in stato di decomposizione. Il riconoscimento fu possibile il giorno dopo, grazie alla catenina e all'orologio.

Le perizie hanno accertato che la ragazza aveva subito violenza sessuale, era stata colpita alla testa e tramortita, forse con una pietra, prima di essere uccisa con un oggetto appuntito e sottile che le ha forato il cuore. Il 14 luglio, un'altra telefonata, con la solita voce di donna, ha messo gli inquirenti su una pista: Gisella Orrù, quella sera, era stata fatta salire su una Fiat 126 bianca mentre percorreva via Napoli, intorno alle 21 deserta. L'auto ha portato a Salvatore Pirosu, l'amico della famiglia Orrù, il vicino di casa che la vittima chiamava zio. Messo sotto torchio, Pirosu, nullafacente con precedenti per reati sessuali, ha ammesso di aver prelevato la ragazza da via Napoli, ma dicendo di averlo fatto perché qualcuno voleva conoscerla. Quel qualcuno sarebbe stato Licurgo Floris, un pregiudicato, con qualche precedente per furto e droga. Pirosu ha sostenuto che è stato lui ad uccidere Gisella Orrù ma Floris, appunto, si è sempre proclamato innocente. La testimonianza di Salvatore Pirosu, che ha molti punti deboli, è stata il filo conduttore di tutto il processo. Pirosu e Floris sono stati condannati per l'orrendo delitto, ma la sentenza non ha mai chiarito i molti punti oscuri della vicenda.

Secondo il racconto di Pirosu a bordo della sua Fiat 126 quella sera c'era anche Floris. Avevano seguito Gisella Orrù dopo che lei, salutati gli amici, stava percorrendo Via Napoli da sola. Lì era scattata la trappola. Floris era sceso dall'auto e aveva convinto Gisella a salire a bordo con loro. I tre avevano raggiunto l'auto di Floris, una Fiat 131 parcheggiata più avanti, in Via Asproni, non lontano dalla casa della nonna della vittima. A bordo di questa seconda auto c'erano due tossicodipendenti, Gian Paolo Pintus, poi morto di Aids, e Gianna Pau, detta Janette. Gisella Orrù, sempre secondo Pirosu, avrebbe accettato la richiesta di un incontro amoroso nel boschetto di Matzaccara, un luogo isolato, vicino al mare.

Qui la comitiva si sarebbe divisa: Salvatore Pirosu avrebbe approfittato della compagnia di Janette nella Fiat 131, mentre Floris, Pintus e la Orrù si sarebbero appartati tra la fitta vegetazione di sterpaglie. Ma dopo qualche minuto il presunto accordo sarebbe saltato. Gisella Orrù sarebbe scappata, nuda, inseguita dai due uomini, anche loro senza vestiti. Poi un urlo disperato e il silenzio. Floris e Pintus avrebbero raggiunto la Fiat 131 dove c'erano Pirosu e la Pau, trasportando il corpo senza vita della ragazza. Lo avrebbero avvolto in una stuoia che Floris usava per l'attività di meccanico. Sistemata la vittima nel bagagliaio dell'auto di Floris, i due uomini, sempre nudi e a rischio di essere intercettati, avrebbero portato il corpo verso la campagna, percorrendo 8 km per gettarlo nel sifone della condotta idrica. Una versione, questa, lunga e a tratti dettagliata, ma troppo spesso sommaria e incompleta, con molte lacune.

Pirosu non dice dove, due ore prima di essere uccisa, Gisella Orrù aveva mangiato carne e patate e dove la ragazza aveva bevuto gli alcolici le cui tracce sono state rilevate dall'autopsia. Sul corpo della ragazza non c'è traccia della sabbia di Matzaccara e per questo è improbabile che sia stata uccisa nel boschetto, come Pirosu ha affermato. Forti dubbi ci sono anche sull'arma del delitto: i due uomini l'avevano portata con sé? Pirosu non dice nulla e non sa che fine abbiano fatto i vestiti della vittima.

Una ricostruzione dei fatti è difficile in mancanza di riscontri oggettivi. Ci sono resti di abiti bruciati nel caminetto della abitazione di Pirosu, ma nessuno li ha esaminati prima che sparissero. Come sono spariti, dalla scrivania del comandante dei Carabinieri, anche i nastri registrati delle telefonate anonime, utili per cercare di identificare la voce che ha chiamato. Forse Gisella Orrù presa in trappola da Salvatore Pirosu, il vicino di casa del quale si fidava, avrebbe reagito. L'avv. Schirò ha ipotizzato: "Pirosu ha consegnato sicuramente Gisella a qualcuno e l'ha fatto per due ordini di motivi: o perché doveva ricevere del denaro o perché non poteva farne a meno". Ma Gisella si sarebbe ribellata e quando ha capito il destino che l'attendeva avrebbe gridato, minacciando di denunciare tutti. La sua denuncia avrebbe scoperto un verminaio e questo doveva essere impedito a tutti i costi. La ragazza sarebbe stata uccisa all'interno di una casa dove aveva mangiato e bevuto qualcosa nel preambolo di un incontro che prevedeva rapporti sessuali. L'arma, un ferro appuntito, sarebbe stata del tutto occasionale e usata con maestria. Dopo essere stata tramortita, un colpo secco e preciso che l'ha raggiunta al cuore. E' dunque improbabile il racconto di Pirosu: da Matzaccara al luogo dove viene nascosto il cadavere ci sono 8 chilometri e si passa per strade frequentate. Improbabile anche che i suoi assassini viaggiassero sull'auto nudi. Intanto avevano il tempo per vestirsi e, in secondo luogo, avrebbero destato sospetto. Sull'auto di Licurgo Floris la scientifica non ha scoperto nessuna traccia della presenza della ragazza. Ma forse l'auto non era quella, forse era l'auto che un altro personaggio sospetto del sottobosco della prostituzione aveva rubato per quell'incombenza. Concluso il servizio quell'auto sarebbe stata data alle fiamme, come ha scritto in una lettera alla moglie di Floris un detenuto che ha ricevuto la confidenza da chi aveva commesso il furto?

Con la sentenza i giudici hanno prosciolto Gianna Pau perché un certificato medico ha dimostrato che quella sera era al Sert di Cagliari, il servizio per le tossicodipendenze. Prosciolto anche Gianpaolo Pintus, perché era a Carbonia in compagnia di altre persone. La corte di Assise di Cagliari ha condannato in primo grado Pirosu e, in appello, Licurgo Floris. Questa sentenza però non è condivisa da tutti, a cominciare dalla parte civile, per la quale l'avv. Schirò l'ha così definita: "Una pietra sopra questa vicenda, non consentendo invece che si andasse avanti verso indagini che servissero ad approfondire quali altri personaggi potevano essere coinvolti. Non credo che il livello di coinvolgimento sia di personaggi come Licurgo Floris". Sono in molti a pensare che quella notte i personaggi coinvolti nel delitto fossero di ben altra estrazione sociale. Si parla di notabili che da tempo avevano messo gli occhi su quella bella ragazza.

Gisello Orrù, il padre della ragazza, emigrato in Veneto con la figlia Tiziana, chiede ancora giustizia. Richiesto di un commento sugli assassini della figlia, ha risposto: "Uno è dentro. L'altro non posso mettere la mano sul fuoco che c'entri. Io l'ho detto in tribunale e lo ripeto oggi: è un ruba galline, messo dentro perché era un personaggio indesiderato nella società".


"Chi l'ha visto?" ha chiesto un incontro con Floris nel carcere di Buoncammino a Cagliari. Dopo aver ottenuto l'autorizzazione, però, il detenuto ha rifiutato l'incontro e la mattina dopo è stato trasferito all'improvviso nel carcere di Sollicciano a Firenze. La moglie crede che possa aver subito delle pressioni: "Credo che sia successo qualcosa in carcere. Penso che ci sia qualcuno che gli ha fatto delle pressioni o che l'abbiano minacciato ed è per questo che non ha voluto parlare".


Evidentemente la morte di Gisella Orrù fa ancora paura e anche "Chi l'ha visto?" è stato invitato a non occuparsi del caso con una telefonata di un tale che si è finto il padre della ragazza, diffidando la redazione dal mandare in onda il servizio.

Il pentito interrogato dal PM Alessandro Pili ha parlato di un racket della prostituzione giovanile, di personaggi influenti che si procuravano le ragazze attraverso il sottobosco malavitoso. Si parla di una villetta bianca a Matzaccara, vicino al mare, dove si organizzavano festini a luci rosse con ragazze minorenni. Nessuno ha dimenticato quella stagione di morte. Prima di Gisella Orrù, una ragazza, Liliana Graccione, si tolse la vita ingerendo un potente veleno. C'è una relazione tra i due fatti? Salvatore Porcu giornalista dell'emittente locale "Canale 40" ha ipotizzato: "C'erano personaggi che agivano un po' come i bravacci di Don Abbondio, procuravano ragazzine per persone facoltose di larga disponibilità economica".
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Da più di due giorni non si hanno più notizie di due amiche correggesi, le studentesse di 16 anni Agnese Lasagni e Serena Setti


CORREGGIO. Da più di due giorni non si hanno più notizie di due amiche correggesi, le studentesse di 16 anni Agnese Lasagni e Serena Setti, che non hanno fatto più ritorno a casa dopo essere andate insieme a fare shopping al centro commerciale I Petali di Reggio.
Le famiglie, disperate, si sono rivolte ai carabinieri e ieri sera hanno lanciato un appello alla trasmissione di Rai3 «Chi l’ha visto?». Entrambe molto conosciute in paese, dove Agnese frequenta la 3ªB Geometri all’Istituto tecnico Einaudi e Serena la 2ªG Alberghiero all’Istituto Motti, le due ragazze erano arrivate ai Petali alle 17 di lunedì, accompagnate da una delle madri, dove Agnese avrebbe dovuto acquistare un paio di scarpe.

E così ha fatto, tanto che le telecamere a circuito chiuso del negozio le ha riprese alle 17.55 e nelle immagini si vedono le due amiche che escono dal negozio e Agnese ha in mano un sacchetto con le scarpe appena acquistate. E’ l’ultima informazione utile perché cinque minuti più tardi, alle 18, anche i loro telefonini diventano irraggiungibili e non emettono più alcun segnale.

LE IPOTESI. Sono entrate al cinema e hanno staccato il telefono? Hanno spento volontariamente i due cellulari prima di allontanarsi, per andare non si sa dove e nemmeno con chi? Si sono imbattute in qualcuno che le ha portate via con una scusa o con la forza? Tutte ipotesi su cui stanno lavorando i carabinieri di Correggio e del comando provinciale reggiano, con l’appoggio dei reparti speciali dell’Arma, coordinati dal sostituto procuratore Maria Rita Pantani. Gli investigatori, per ora, non escludono alcuna ipotesi.

L’ALLARME. Non vedendole rincasare lunedì sera, le famiglie hanno subito lanciato l’allarme ai carabinieri, denunciandone la scomparsa, e da martedì le ricerche sono scattate nel più assoluto riserbo, anche se la notizia ha cominciato a circolare in paese, in particolare tra gli amici delle due ragazzine. Poco dopo le 17 di ieri, a 48 ore dalla scomparsa, gli investigatori hanno poi deciso di rendere pubblica la notizia e di diramare le foto delle due amiche.



CHI L’HA VISTO? Alle 21 di ieri, i genitori di Agnese e Serena, riuniti nella stessa casa, si sono collegati al telefono con la trasmissione di Rai3 «Chi l’ha visto?» e, provati e commossi, hanno lanciato un appello alle due ragazzine, affinché tornino a casa al più presto.

IL PAESE. Intanto in paese non si parla d’altro. Cristian Corassori, barista del Kahlua Kafè di piazza San Quirino, frequentato spesso da entrambe le ragazze, al pomeriggio e al sabato sera, le descrive come «ragazze educate, sempre sorridenti. Vengono da alcuni mesi, in compagnia di altre amiche. Nessuno è in grado di capire cosa possa essere successo e dove siano. La speranza è che tornino presto a casa». Agnese e Serena frequentano anche altri locali, come il bar Milehouse, in centro, dove sono tra le clienti più giovani. Hanno partecipato ad alcune feste e sono state immortalate in foto pubblicate sul profilo di Facebook del locale.

FACEBOOK. Sia Agnese sia Serena hanno un loro profilo sul social network e gli amici, da martedì, hanno cominciato a tempestare di messaggi le loro bacheche, chiedendo notizie e implorandole di tornare a casa. La frase più gettonata degli amici è «Non fate cazzate».
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Si infittisce il giallo sulla scomparsa di Antonio e Stefano Maiorana, gli imprenditori palermitani spariti da un cantiere di Isola delle Femmine


PALERMO - Si infittisce il giallo sulla scomparsa di Antonio e Stefano Maiorana, gli imprenditori palermitani spariti da un cantiere di Isola delle Femmine nell'agosto 2007. La gendarmeria è da alcune ore in contatto con il reparto operativo dei carabinieri di Palermo per segnalare due cadaveri, chiusi in sacchi neri e a poca distanza l'uno dall'altro, rinvenuti sui monti Pirenei, tra la Francia e la Spagna. Si tratterebbe di un’esecuzione: le due vittime, infatti, sono state uccise da colpi di pistola. I corpi non sono stati ancora identificati, ma quello che si sa è che si tratta di padre e figlio, come accertato dall’esame del Dna eseguito subito dopo il loro ritrovamento.

SUICIDIO MISTERIOSO. Due anni fa alcuni turisti italiani avevano segnalato la presenza di Antonio e Stefano Maiorana in una discoteca di Barcellona. Fatto che però non è mai stato accertato. Proprio in seguito a questa segnalazione l’ex moglie di Antonio e madre di Stefano Maiorana, Rossella Accardo, si era recata in Spagna insieme con il figlio minore Marco, che nel frattempo si è tolto la vita gettandosi dal balcone dell’abitazione di Palermo, nel giorno dell'Epifania del 2009.

INDIZI CONTRADDITORI. Non si hanno più notizie dei Maiorana dal 3 agosto di quattro anni fa: i due erano stati visti l’ultima volta nel cantiere edile di Isola delle Femmine dove stavano lavorando. La loro auto, una Smart, fu stata ritrovata quasi subito dai carabinieri nel parcheggio dell'aeroporto palermitano “Falcone e Borsellino”, ma padre e figlio quel giorno non presero l'aereo. I loro nomi non risultarono nella lista passeggeri, né le telecamere ripresero loro immagini all'interno dello scalo aeroportuale. La Procura di Palermo ha aperto un’inchiesta sulla vicenda, non ritenendo che si possa trattare di una fuga volontaria e anche un pentito di mafia avrebbe parlato dei due imprenditori sostenendo che sarebbero stati uccisi. Adesso l’attesa per conoscere l’identità dei due cadaveri rinvenuti sui Pirenei: una risposta potrà arrivare soltanto dopo la comparazione dell'esame del Dna con quello dei parenti più stretti.
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YARA, C'È UNA TRACCIA: "si cerca il corpo in un bosco del friuli"


C'è una pista che porta a Yara e le ricerche degli inquirenti si stanno concentrando ora in Carnia, nell'alto Friuli a circa 300 km dalla casa di Brembate Sopra. E' quanto riporta oggi "Il Gazzettino". Il corpo della tredicenne scomparsa il 26 novembre scorso viene cercato da più di 48 ore fra i torrenti in secca e i boschi di una zona defilata.

INFORMAZIONE CONFIDENZIALE A dare avvio a una massiccia operazione per l’individuazione di una presunta salma è stata un’informazione ricevuta in via confidenziale dagli inquirenti che stanno instancabilmente indagando sul caso da quasi due mesi. A coordinare le indagini in zona è il procuratore capo di Tolmezzo, Giancarlo Buonocore. È lo stesso magistrato, tuttavia, a invitare alla massima prudenza: «Si tratta di una segnalazione non completamente circostanziata ma che ha richiesto in ogni caso un’approfondita verifica». Per questo sono scese in campo tutte le forze disponibili, dal Soccorso alpino della Finanza, ai Carabinieri, alla Polizia, fino ai volontari di Protezione civile e a quelli del Soccorso alpino della zona. Persone che conoscono meglio di chiunque altro l’area da setacciare palmo a palmo. L’informazione confidenziale ha portato a concentrare le ricerche della ragazza nel piccolo borgo di Viaso, una frazione di Socchieve che conta una sessantina di residenti.

PARLA IL SINDACO «Da lì - spiega il sindaco Roberto Fachin - si sale verso una montagna caratterizzata da un territorio piuttosto impervio, l’altura di Col Gentile». Sul monte si può percorrere solo una strada bianca che a un certo punto si interrompe. Poi solo sentieri, per chi li conosce, e poi solo alberi e neve, fino a quota 2010 metri. Un territorio molto esteso da indagare, al confine con i comuni di Ampezzo e di Enemonzo. «Fino ad ora - ha riferito ieri sera il procuratore Buonocore - le ricerche non hanno portato a nulla di concreto».

Ma continuano ancora, perché l’area è vasta e la segnalazione non si può sottovalutare. È la seconda volta che le indagini escono dalla provincia di Bergamo e dalla Lombardia: ai primi di dicembre era stato fermato un giovane marocchino residente a Montebelluna (Treviso), poi scagionato. Il piccolo borgo di Viaso, a circa 70 chilometri a nord di Udine, potrebbe essere stato scelto dai rapitori della 13enne per il suo isolamento. Ma è solo un’ipotesi. Così come quella che porta a pensare a un tentativo finito male di condurla a forza fuori dal territorio italiano attraverso gli ex valichi con la Slovenia o con l’Austria.
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SPARITE DUE 16ENNI: Agnese Lasagni e Serena Setti APPELLO IN TV


REGGIO EMILIA 19 gennaio 2011 - Sono sparite da lunedì scorso Agnese Lasagni e Serena Setti, due ragazze di sedici anni originarie di Correggio. Le amiche, stando alle prime notizie, sarebbero state viste per l'ultima volta lunedì in un centro commerciale di Reggio Emilia, 'I Petali del Giglio', attiguo allo stadio sportivo Giglio nella periferia nord di Reggio. Per le ricerche sono state mobilitate anche le unità cinofile dei carabinieri.

APPELLO DEI GENITORI A 'CHI L'HA VISTO' I genitori delle due sedicenni di Correggio, Agnese Lasagni e Serena Setti, sparite da lunedì hanno parlato al telefono in serata con la conduttrice della trasmissione di Raitre 'Chi l'ha vistò e attraverso la tv, anche con momenti di commozione, hanno chiesto alle due ragazzine di tornare a casa. 'Non sappiano nulla di loro - ha detto la madre di Serena - sappiamo solo che sono state nel centro commerciale Reggio Emilia lunedì pomeriggio, perchè le telecamere a cercuito chiuso ce le hanno fatte vedere mentre acquistavano scarpe, come ci avevano detto, e poi sono sparite. Hanno spento i cellulari e dopo non c'è stato alcun contatto«. La donna ha spiegato che le ragazze sono uscite di casa con pochi soldi, nessun vestito per cambiarsi, senza documenti, e ha raccontato che in passato non c'erano mai stati problemi per allontanamenti da casa. »Problemi scolastici sì«, ha detto. La madre di Agnese quasi non è riuscita a parlare. »Senza di loro non possiamo continuare, che tornino a casa«, ha chiesto con la voce rotta. »Vogliamo solo implorare che ritornino«, ha detto il padre di Serena, aggiungendo un particolare quasi a convincere la figlia: »Abbiamo un cagnolino, un beagle, che ha capito che è successo qualcosa e non mangia più, se potesse implorare lo farebbe anche lui«. »Non siamo arrabbiati - ha concluso - tornate e se ci sono dei problemi siamo pronti a parlare«. Anche in serata i carabineri sono rimasti ad indagare nel centro commerciale 'I petali del Gigliò dove le sedicenni sono state viste per l'ultima volta.
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Yara, Chi l’ha visto: un testimone sa ma non vuole parlare?


Cinquanta giorni fa scompariva una ragazzina che amava la ginnastica ritmica e viveva in un paesino per molti sconosciuto come Brembate di Sopra, in provincia di Bergamo.

In quest'arco di tempo il suo nome, Yara, è diventato famoso ancor più delle sue eroine della nazionale di ginnastica, capaci di vincere la medaglia d'argento alle Olimpiadi di Atene 2004, quando la ragazzina aveva da poco finito la prima elementare.

Non passa giorno che non si parli di lei, dagli aggiornamenti nei telegiornali alle puntate di pseudo approfondimento nei talk show, dalle discussioni nelle piazze ai gruppi virtuali su Facebook. E la prima domanda che ci si pone è sempre: ci sono novità? Qualche nuovo indizio?

Ed è così che prende sempre più piede, oggi, la notizia secondo cui esisterebbe un testimone, sconosciuta la sua identità ma si parla di un ragazzo, che secondo gli inquirenti saprebbe molte più cose di quelle fino a oggi rivelate. L'ipotesi è stata diffusa durante la puntata della trasmissione Chi l'ha visto?, diretta da Federica Sciarelli.

Il presunto testimone continuerebbe nella sua reticenza per volontà della propria famiglia. Ma chi è questo ragazzo che sembra costituire la nemesi di quell'Enrico Tironi che fin dal primo giorno non ha avuto problemi a mostrare il proprio volto alle telecamere e a sostenere di aver visto Yara in compagnia di due uomini, la sera in cui è scomparsa? Di cosa ha paura questo nuovo testimone?

Se la paura del ragazzo fosse riconducibile al timore di subire qualche ritorsione da parte di chi ha rapito la tredicenne di Brembate di Sopra, ha ancora senso la pista che porta all'estero?

Sono solo domande, sempre domande, come quelle che ognuno si è posto durante questi cinquanta giorni di mistero. Delle risposte, invece, sembra non essere ancora il tempo.
08:24 | 0 commenti | Continua a Leggere

“Io ho un’idea, ma ritengo di non doverla dire”. Queste le parole di Antonio Manganelli, capo della Polizia, che in merito alla scomparsa di Yara


“Io ho un’idea, ma ritengo di non doverla dire”. Queste le parole di Antonio Manganelli, capo della Polizia, che in merito alla scomparsa di Yara Gambirasio ha riferito una vera e propria relazione sulle ultime novità delle indagini. La tredicenne di Brembate, piccolo centro in provincia di Bergamo, manca da casa da quel fatidico 26 novembre. La speranza non ancora perduta della famiglia Gambirasio segue in maniera parallela l’ottimismo che fuoriesce dalle parole di Manganelli in merito alla scomparsa di Yara con la rivelazione della pista estera setacciata dagli stessi inquirenti: “Siamo in contatto con le polizie di 188 Paesi. Credo che chi indaga abbia il dovere di sperare. Gli investigatori hanno il dovere di individuare la causa di questa scomparsa, colui o coloro che hanno sottratto questa ragazza, devono raccogliere un quadro indiziario per consentire uno sviluppo processuale”. Le indagini per il ritrovamento di Yara quindi proseguono ad ampio, la pista estera non è assolutamente tralasciata e il coinvolgimento dei 188 paesi la dice lunga sulla puntigliosità che le forze dell’ordine stanno mettendo per risolvere la questione legata alla scomparsa della tredicenne ginnasta di Brembate. La pista estera non esclude la pista italiana, quella del territorio circostante il paesino di Brembate dove risiede la famiglia Gambirasio. L’ottimismo di Manganelli da speranze concrete ai familiari di Yara che nelle prossime ore lanceranno un ulteriore appello. La comunità del bergamasco non ha finito le proprie dimostrazioni di solidarietà nei confronti della famiglia di Yara che secondo gli inquirenti potrebbero rivelarsi importanti per il proseguo delle indagini magari convincendo chi sa qualcosa a parlare sul mistero del caso che riguarda Yara Gambirasio. Intanto perde sempre più terreno la deposizione di Tironi, il giovane diciannovenne di Brembate che in una sua testimonianza aveva ammesso di aver visto Yara il giorno della scomparsa in quelle ore fatidiche che vanno dalle 18,42 alle 18,44. Lui però si trovava a casa di un amico intento a giocare con dei videogames.
08:22 | 0 commenti | Continua a Leggere

Annita Barbarello da ieri è di nuovo a casa


BRINDISI – Non immaginava di suscitare tanto scalpore svanendo nel nulla e non dando più notizie di sé per oltre una settimana. Poi si è riconosciuta, ieri mattina, nella foto delle locandine di questo giornale sparse per le edicole della Provincia, e ha capito. Annita Barbarello da ieri è di nuovo a casa, con le sue due bambine, i genitori, i famigliari. Per otto giorni, dallo scorso 4 gennaio, aveva fatto perdere le sue tracce dopo essere uscita di casa – avrebbe detto – per la consueta passeggiata pomeridiana. Poi, di lei, più nulla.
Almeno fino a ieri mattina quando poco prima di mezzogiorno ha bussato con le nocche contro la porta dell’abitazione dei genitori, che le hanno spalancato le braccia. Stava bene, non le è accaduto nulla, e solo a loro avrebbe spiegato le ragioni di quell’improvvisa fuga: “Avevo solo voglia di cambiare aria per un po’” avrebbe detto.
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Annita Barbarello, 31enne madre di due bambini, scomparsa lo scorso 4 gennaio da Torre Santa Susanna dopo essere uscita dall’abitazione dei genitori


TORRE SANTA SUSANNA – Un saluto veloce: “Esco, vado a fare una passeggiata”. Poi più nulla: da oltre una settimana. Sembra letteralmente svanita Annita Barbarello, 31enne madre di due bambini, scomparsa lo scorso 4 gennaio da Torre Santa Susanna dopo essere uscita dall’abitazione dei genitori solo con un cappotto sulle spalle e il cellulare nella tasca per la consueta passeggiata pomeridiana. Avrebbe dovuto rincasare come suo solito poco prima dell’imbrunire, ma da quando ha chiuso alle sue spalle la porta di casa, di lei si è persa ogni traccia. I genitori, allarmati dalla sparizione della figlia, hanno chiesto aiuto ai carabinieri della locale stazione 24 ore dopo la scomparsa della giovane, dando così via alle ricerche. Indagini, che fin’ora, non hanno però portato ad alcun esito positivo. Annita Barbarello sembra dissoltasi nel nulla. Di lei non si hanno più notizie, nessuno pare averla vista in città, né parenti o amici sono stati contattati. Un fantasma. Inutili i tentativi di raggiungerla al cellulare che la 31enne, come sempre, ha preso con sé prima di uscire. Pare squilli, ma a vuoto. Dall’altro capo della cornetta nessuno risponde, e la preoccupazione di famigliari amici cresce di ora in ora.
Giudicata incapace d’intendere e volere, Annita Barbarello non è del tutto capace di badare a se stesse, il che alimenta inevitabilmente il timore che possa esserle accaduto qualcosa.
Leggi l'articolo completo sull'edizione di Senzacolonne oggi in edicola
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C'è l'ombra di una donna nel mistero della scomparsa della 13enne Yara Gambirasio


C'è l'ombra di una donna nel mistero della scomparsa della 13enne Yara Gambirasio. Ne è sempre più convinto Mario Allocchi, il sensitivo che aveva previsto la tragica fine di Sarah Scazzi e che in passato si è occupato di altri casi di persone scomparse. Dal 26 novembre scorso, giorno in cui la 13enne bergamasca promessa della ginnastica ritmica non è più tornata nella sua casa a Brembate di Sopra, il consulente esoterico continua a occuparsi del caso. «Yara -spiega, interpellato dall'Adnkronos- è stata assassinata». È stato un sequestro «basato sull'inganno e la scaltrezza» di una donna «che ha invitato Yara a salire in macchina». Un incontro, tra vittima e aguzzino, che avviene in palestra. «La piccola conosceva molto bene questa donna e si fidava. Mai e poi mai -sottolinea- avrebbe immaginato che non sarebbe più tornata a casa». Dopo aver usato la tecnica della radioestesia, il 40enne consulente esoterico di Civitavecchia, che aveva annunciato l'estraneità alla vicenda del giovane operaio Mohamed Friki, sostiene con forza la sua tesi e invita gli inquirenti a ripartire dalla palestra. «È qui che la 13enne è stata vista l'ultima volta ed è qui che bisogna ripartire». Non crede alle parole del presunto testimone Enrico Tironi, il quale sarebbe stato sconfessato dai tabulati telefoni, nè all'ipotesi di due uomini. In azione, per Allocchi, c'era una donna. «Nelle mie ricerche viene sempre la carta dell'imperatrice, una donna che -conclude- conosceva Yara».
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Le ricerche di Yara Gambirasio proseguono anche domenica in provincia di Bergamo, all'indomani della lettera anonima


Le ricerche di Yara Gambirasio proseguono anche domenica in provincia di Bergamo, all'indomani della lettera anonima recapitata ieri mattina nella redazione dell'Eco di Bergamo. Le squadre di ricercatori non sono tornati nel cantiere di Mapello dove, secondo il messaggio, si troverebbe il corpo della tredicenne scomparsa da Brembate Sopra il 26 novembre scorso, poichè nelle scorse settimane è già stato perlustrato a fondo dai carabinieri. Le ricerche, rese difficili anche oggi dal maltempo, si sono concentrate invece nel comune di Sorisole (Bergamo), nella zona della Madonna del bosco e ad Ambivere, tra i boschi e i vigneti che sorgono nei pressi del santuario. Al 44esimo giorno di ricerche, però, nessuno ha ancora trovato neppure una minima traccia della piccola Yara.

LA LETTERA «Yara è nel cantiere Mapello. Ho paura». Poche parole, senza la preposizione 'dì tra la parola 'cantierè e 'Mapellò incollate lettera per lettera su un foglio nero formato A4, messo in una busta recapitata questa mattina alla redazione del quotidiano 'L'Eco di Bergamò. Il messaggio anonimo, transitato ieri per il centro di smistamento postale di Milano Borromeo, e subito sequestrato dalla polizia, riporta l'attenzione degli investigatori, che da un mese e mezzo stanno lavorando per riportare a casa Yara Gambirasio, sul cantiere al confine con il comune di Mapello. L'area, che presto ospiterà un nuovo centro commerciale, è uno dei luoghi chiave dell'inchiesta che i carabinieri hanno setacciato a fondo per un paio di settimane, dopo essere stati condotti dal fiuto dei cani, che sembrava avessero fiutato delle tracce della ragazzina. Nulla, però, era stato trovato, neppure dai Ris di Parma. Da giorni il cantiere - lo stesso in cui lavorava il marocchino Mohammed Fikri, arrestato e poi scarcerato perchè risultato estraneo alla vicenda - non era più all'attenzione degli investigatori. Questa mattina alcuni agenti in borghese hanno fatto un sopralluogo ma l'area, hanno spiegato in questura, non sarà, almeno per ora, ispezionata di nuovo, poichè è già stata oggetto di un'attività approfondita da parte dei carabinieri. La lettera recapitata stamani al quotidiano bergamasco è solo l'ultima di una lunga serie di missive anonime, che arrivano ogni giorno alle forze dell'ordine, in Procura e anche alla famiglia Gambirasio, e si dà per scontato che ne arriveranno altre. Una di queste, scritta da una medium e indirizzata alla madre di Yara, era stata intercettata e sequestrata a Genova nel mese di dicembre. Tante segnalazioni anonime, la prima così come tanti sono i veggenti che scrivono o contattano personalmente polizia e carabinieri convinti di poter dare indicazioni per risolvere il caso. Finora, però, nessuno dei trecento medium che si sono fatti vivi, ha saputo fornire alcun elemento utile alle indagini. La lettera arrivata oggi sarà presa in considerazione, dunque, come ogni altra segnalazione e testimonianza. Così come quelle ricorrenti di presunti maniaci, di un fantomatico furgone bianco e le testimonianze di persone che credevano di aver visto qualcosa ma le cui deposizioni non hanno portato a nulla. La verità, però, è che a 43 giorni dalla scomparsa di Yara, sembrano ancora pochi gli elementi in mano agli investigatori. Dopo l'uscita di scena anche dell'unico testimone, Enrico Tironi, che ha sempre affermato di aver visto la tredicenne al momento della scomparsa - i tabulati telefonici hanno accertato che a quell'ora il giovane si trovava a casa di un amico - carabinieri e polizia hanno iniziato a sentire di nuovo un centinaio di persone, tra vicini di casa e conoscenti. Nel frattempo le ricerche proseguono: oggi è tornato in azione il georadar, già utilizzato nel cantiere di Mapello, per scandagliare il sottosuolo nella zona dell'ex colonia elioterapica di Brembate Sopra, mentre altre squadre hanno cercato nei boschi della Maresana, alle porte di Bergamo. Nei prossimi giorni investigatori e volontari si riuniranno in prefettura per fare il punto della situazione sulle ricerche che, dopo sei settimane, non hanno ancora dato alcun frutto.
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Alessandro Ciavarrella, Lettere anonime relative alla scomparsa


Lettere anonime relative alla scomparsa del sedicenne Alessandro Ciavarrella, del quale non si hanno più notizie dall'11 gennaio del 2009, sono state recapitate alla sede dell'associazione pugliese 'Penelope', che si occupa delle persone scomparse, e alla redazione de 'Il diario montanaro'. Ne dà notizia in una nota l'associazione Penelope che spiega che le missive sono state consegnate alla procura di Foggia.
I contenuti delle lettere anonime, giunte dopo l'appello lanciato durante la trasmissione Quarto Grado dalla mamma di Sarah Scazzi, Concetta Serrano Spagnolo, in favore della famiglia Ciavarrella, saranno resi pubblici in una conferenza stampa convocata per l'11 gennaio (ore 19) presso l'auditorium delle Clarisse di Monte Sant'Angelo nell'ambito delle iniziative organizzate nel giorno del secondo anniversario della scomparsa dell'adolescente.

CORTEO DEGLI STUDENTI La consulta provinciale degli studenti di Foggia chiede «verità» sulla sorte di Alessandro Ciavarrella, un giovane di 16 anni di Monte Sant'Angelo, scomparso l'11 gennaio del 2009 quando si allontanò da casa dicendo ai genitori che andava a prendere un caffè con gli amici: di lui da allora non si hanno più notizie. In concomitanza con il secondo anniversario della scomparsa, la consulta degli studenti, in collaborazione con l'associazione Penelope Puglia e con il patrocinio del Comune di Monte Sant' Angelo, ha organizzato per martedì prossimo 11 gennaio un corteo e una conferenza stampa per tenere alta l'attenzione sulla vicenda e sollecitare che sia fatta chiarezza. «Ô impossibile che nessuno abbia visto e nessuno sappia niente in un paese di cos pochi abitanti come Monte Sant'Angelo - dice il presidente della consulta, Felice Piemontese - vogliamo tenere accesi i riflettori su Alessandro affinch‚ il cerchio possa stringersi sempre di pi— e la verit… possa uscire fuori. Confidiamo anche nell'operato delle forze dell'ordine che stanno indagando su quanto accaduto». Il programma di marted prevede alle ore 18 un corteo che attraverser… le principali vie della citt… con partenza dal Municipio di Monte Sant'Angelo ed alle 19 una conferenza stampa nell'Auditorium delle Clarisse
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