YARA, C'È UNA TRACCIA: "si cerca il corpo in un bosco del friuli"


C'è una pista che porta a Yara e le ricerche degli inquirenti si stanno concentrando ora in Carnia, nell'alto Friuli a circa 300 km dalla casa di Brembate Sopra. E' quanto riporta oggi "Il Gazzettino". Il corpo della tredicenne scomparsa il 26 novembre scorso viene cercato da più di 48 ore fra i torrenti in secca e i boschi di una zona defilata.

INFORMAZIONE CONFIDENZIALE A dare avvio a una massiccia operazione per l’individuazione di una presunta salma è stata un’informazione ricevuta in via confidenziale dagli inquirenti che stanno instancabilmente indagando sul caso da quasi due mesi. A coordinare le indagini in zona è il procuratore capo di Tolmezzo, Giancarlo Buonocore. È lo stesso magistrato, tuttavia, a invitare alla massima prudenza: «Si tratta di una segnalazione non completamente circostanziata ma che ha richiesto in ogni caso un’approfondita verifica». Per questo sono scese in campo tutte le forze disponibili, dal Soccorso alpino della Finanza, ai Carabinieri, alla Polizia, fino ai volontari di Protezione civile e a quelli del Soccorso alpino della zona. Persone che conoscono meglio di chiunque altro l’area da setacciare palmo a palmo. L’informazione confidenziale ha portato a concentrare le ricerche della ragazza nel piccolo borgo di Viaso, una frazione di Socchieve che conta una sessantina di residenti.

PARLA IL SINDACO «Da lì - spiega il sindaco Roberto Fachin - si sale verso una montagna caratterizzata da un territorio piuttosto impervio, l’altura di Col Gentile». Sul monte si può percorrere solo una strada bianca che a un certo punto si interrompe. Poi solo sentieri, per chi li conosce, e poi solo alberi e neve, fino a quota 2010 metri. Un territorio molto esteso da indagare, al confine con i comuni di Ampezzo e di Enemonzo. «Fino ad ora - ha riferito ieri sera il procuratore Buonocore - le ricerche non hanno portato a nulla di concreto».

Ma continuano ancora, perché l’area è vasta e la segnalazione non si può sottovalutare. È la seconda volta che le indagini escono dalla provincia di Bergamo e dalla Lombardia: ai primi di dicembre era stato fermato un giovane marocchino residente a Montebelluna (Treviso), poi scagionato. Il piccolo borgo di Viaso, a circa 70 chilometri a nord di Udine, potrebbe essere stato scelto dai rapitori della 13enne per il suo isolamento. Ma è solo un’ipotesi. Così come quella che porta a pensare a un tentativo finito male di condurla a forza fuori dal territorio italiano attraverso gli ex valichi con la Slovenia o con l’Austria. COSA PENSI DI QUESTA NOTIZIA?

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