TREVISO (7 dicembre) - È passato ormai un altro anno, ma non è cambiato nulla: di Pavel (il nome è di fantasia) ancora nessuna notizia. Dal febbraio del 2008 continua ad essere nascosto in Slovacchia, paese natale della madre. Da allora il papà, trevigiano di Carbonera, non ha più potuto abbracciarlo, né sentirlo: gli avvocati della moglie si rifiutano di dirgli persino dove i due vivano.
Nonostante una sfilza di sentenze nelle corti di tutti i gradi dello stesso paese dell'Europa orientale, le ultime ottenute nelle scorse settimane: «Che, come le precedenti, hanno confermato che il bambino deve rientrare in Italia». E nonostante il Tribunale di Treviso abbia assegnato l'affidamento esclusivo in via provvisoria al padre e ora abbia condannato la donna (che a sua volta ha sporto denuncia) a tredici mesi, con la sospensione della pena, per sottrazione internazionale di minore.
Con la pila di atti giudiziari, aumenta solo la nostalgia per il piccolo, cinque anni compiuti ad agosto, e la frustrazione del padre. «Secondo le normative, i casi come il mio dovrebbero essere risolti in sei settimane - dice con un sorriso amaro -. Beh, la mia vicenda va avanti da 141». La denuncia presentata alla Comunità europea contro l'inadempienza delle autorità slovacche giace in qualche cassetto. In questi giorni invierà un nuovo appello al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e al governatore del Veneto Luca Zaia. Ma ormai la fiducia nell'intervento delle istituzioni è minima.
«Dopo il precedente articolo del Gazzettino, ero stato contattato anche da televisioni nazionali, ma al ministero mi hanno consigliato di non sollevare polveroni, perché erano in procinto di chiudere la trattativa: invece non è successo niente. Ho chiesto di essere ricevuto dal ministro Frattini, come la madre di quel ragazzo ucciso in carcere in Francia, ma mi è stato negato. Un funzionario del ministero, che si è preso a cuore il mio caso, mi ha confidato «Se si trattasse di uno stato come l'Egitto avremmo più strumenti di pressione, ma con i paesi europei come la Slovacchia possiamo far poco».
Andrea si domanda cosa sarebbe successo se le parti fossero invertite, con un genitore italiano sparito con il figlio, e scaccia i brutti pensieri: «Non voglio rassegnarmi a dovermi incatenare in piazza o altre proteste estreme, ma davvero non so più cosa fare». Pavel, per l'ennesimo Natale, resta lontano. COSA PENSI DI QUESTA NOTIZIA?
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