MATINO (LECCE) - Un maxi-poster con la foto del figlio scomparso e una dedica minacciosa ai suoi compaesani. Chi arriva a Matino, in provincia di Lecce, all'ingresso del paese trova la faccia di Ivan Giorgio Regoli ad accoglierlo. Ad affiggerla Antonia Rizzo, la madre del 31enne scomparso lo scorso 12 settembre. Nel giorno del compleanno del figlio maggiore, la donna accusa di essere stata lasciata sola nella ricerca della verità su Ivan.
"SO CHE È MORTO" Antonia è una donna disperata. Nel suo cuore ormai sembra non esserci più posto per le illusioni. «Mi accade di svegliarmi all'improvviso nella notte con il cuore in gola e mi dico 'è morto, non c'è più nulla da farè. Perchè questo è quello che penso». Sulle pareti della modesta abitazione dove la donna vive con il secondogenito Alessio, sono visibili le foto di Ivan con la moglie, al mare, con gli occhiali da sole. Un modo per sentirlo più vicino. Antonia rivolge poi un appello verso chi «sa e non parla perchè ha paura, perchè so che qualcuno sa che fine ha fatto mio figlio». Il tentativo di abbattere quel muro di indifferenza e omertà che la piccola comunità salentina ha eretto sin da giorno della scomparsa di Ivan, ragazzo difficile, reso ancora più inquieto forse da amicizie sbagliate. «Voglio solo sapere la verità - chiede in lacrime la madre - perchè anche un animale ha il diritto di riposare in pace e di avere una madre che gli porti un fiore sulla tomba».
LA SCOMPARSA Ivan Regoli scomparve da casa la sera del 12 settembre 2011 senza lasciare messaggi, lasciando nell'abitazione i propri documenti e portando con sè pochi euro e il telefonino. Qualcuno lo avrebbe visto quella sera nelle campagne di un paese vicino, Racale; poì più nulla. L'inchiesta della Procura di Lecce intanto va avanti. In questi mesi sono state ascoltate numerose persone, sono stati setacciati alcuni luoghi, si è fatto ricorso ad intercettazioni. Ma finora niente. Con il fascicolo aperto dal sostituto procuratore Antonio De Donno, della Dda di Lecce, che non reca più la dicitura 'scomparsa ma quella di 'omicidiò.
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