La polizia locale ha chiuso e messo sotto sequestro per alcune ore il palasport dove si allenava Yara, ma nessun elemento è stato utile per gli investigatori. A comunicarlo ai giornalisti l'assessore alla Pubbica Istruzione Marco Mazzanti che ha chiesto, contestualmente, riservatezza per la famiglia. Era stata anche perquisita la guardiola del custode. Usati nel blitz anche i cani. Carabinieri e vigili nel fuoco sono tornati questa mattina anche nel cantiere edile di Brembate Sopra (Bergamo).
LA MADRE ALLE COMPAGNE: «ALLENATEVI PER LEI» Sono le 18.30 di martedì e Maura Gambirasio va in palestra. A 96 ore dalla scomparsa di sua figlia Yara, 13 anni, svanita nel nulla tra le 18.45 e le 19 di venerdì, la donna è tornata dove si sono perse le tracce della giovane. Jeans e giubbotto verde con cappuccio. Con lei vertici dei carabinieri. A destra e a sinistra, come a proteggerla. Non piange. Il viso è immobile, le mani gesticolano veloci. «Allenatevi ragazze, con impegno. Non vi fate demoralizzare. Così avrebbe voluto Yara e avrebbe fatto lei». Solo poche parole per rincuorare le insegnanti e le compagne di ginnastica ritmica della figlia. Poi, lentamente, si avvia sempre scortata dai militari sulla strada percorsa ieri e oggi dai cani segugio.
L’ultimo arrivato dalla Svizzera, Jocker un super esperto di ricerca che non sbaglia 70 volte su 100. Spaesata, scuote il capo. E’ la strada opposta a quella che la sua bambina avrebbe dovuto fare. La loro casa: fuori dal campo sportivo giri a sinistra, i cani dicono invece che Yara è andata a destra e poi giù nella zona industriale fino a un allevamento di quaglie e poi ancora più giù dove la sera neppure ci sono i lampioni al cantiere dell’ipermercato dove ieri si sono concentrate le ricerche. Non arriva fin laggiù si ferma prima e torna mesta a casa. A piedi in tutto non sono nemmeno due chilometri. In questi metri si nasconde il mistero. Brembate Sopra non è Avetrana e la mamma di Yara non è quella di Sarah Scazzi. La sua giornata è cominiciata presto: alle 9 le finestre di casa erano aperte e la domestica sbatteva i piumoni. Come se niente fosse accaduto o per dare una parvenza di normalità ai suoi due figli maschi più piccoli e alla terza figlia più grande.
A rivelare la pena atroce che ha in fondo al cuore ci pensa il parroco don Corinno Scotti: «Più passano le ore e più la famiglia pensa al peggio». «Sono forti. Stanno resistendo - conferma Diego Locatelli, il sindaco - noi siamo tutti con loro».
GIALLO ENRICO Enrico Tironi, il giovane di 19 anni, vicino di casa di Yara Gambirasio, che due giorni fa era stato denunciato per procurato allarme e falso ideologico, dopo aver raccontato in televisione di aver visto la ragazzina scomparsa venerdì dalla sua abitazione di Brembate Sopra (Bergamo) insieme a due uomini, al Tg1 ha detto di essere stato ascoltato tutto il pomeriggio dai carabinieri. Una notizia che non viene però confermata dagli stessi militari, che hanno fatto sapere di non averlo più sentito dopo l'interrogatorio di domenica notte. Il pubblico ministero Letizia Ruggeri, che coordina le indagini, ha dichiarato di non aver disposto alcun interrogatorio e di non aver avuto notizia della presunta audizione di Enrico Tironi dagli investigatori. Il fascicolo sulla scomparsa di Yara Gambirasio resta aperto dunque a carico di ignoti per sequestro di persona. Al momento gli inquirenti non sono in possesso di elementi utili alle ricerche della ragazzina scomparsa ormai da più di quattro giorni.
I CANI DAL SUPERFIUTO Hanno un olfatto quattro volte più sensibile di un cane normale. Sono i Bloodhound, o cani di Sant'Ubaldo, segugi di origine americana in grado di trovare una persona seguendone l'odore nell'aria. Di solito utilizzati per cercare le persone disperse su sentieri di montagna questi cani hanno adesso di fronte a loro un nuovo e più insolito impegno: seguire le tracce di Yara Gambirasio, la ragazzina scomparsa da venerdì sera a Brembate. Gli animali da ricerca che vengono utilizzati anche a Brembate si chiamano «cani molecolari»: ed è infatti una ed una sola molecola di odore quella che, una volta percepita, seguono fino a trovare la persona alla quale l'odore corrisponde. «Di solito viene fatto annusare loro un capo di abbigliamento o un oggetto toccato dalla persona scomparsa, avendo l'accortezza di non contaminarlo con altri odori. E questi animali - spiega Valerio Zani, vicepresidente del Corpo nazionale di soccorso alpino e speleologico - seguono la traccia e sono in grado di riconoscere quello specifico odore anche tra mille altri e pure a distanza di giorni». I segugi, nati come cani da caccia, sono stati inizialmente utilizzati dalla polizia cantonale svizzera. È svizzero anche uno dei cani impiegati nella ricerca di Yara, «Jocker». Da alcuni anni il Corpo nazionale di soccorso alpino e speleologico ha cominciato l'addestramento di alcuni di loro, in collaborazione con la polizia cantonale. «Adesso abbiamo otto cani e quattro sono in fase di formazione e addestramento»: una 'scuolà spiega Zani, che dura almeno due anni. Questi animali lavorano meglio con temperature fredde, ma non sono adatti per la ricerca di dispersi in valanghe: «Per quei casi - spiega Zani - usiamo altre razze, come i Golden retriver». Quando un Bloodhound trova la traccia la segue come se non vedesse, affidandosi soltanto al fiuto e per questo va tenuto rigorosamente legato con un guinzaglio lungo in modo da non essere «seminati» dall'animale. Raro il loro uso in casi simili a quello di Yara, anche se qualche tempo fa un cane molecolare rintracciò in Valle d'Aosta i genitori di due bambini che erano stati lasciati soli in pizzeria. Difficile stabilire il valore di un cane dal fiuto d'oro: «Un cucciolo di Bloodhound costa circa 1.500 dollari, poco più di un migliaio di euro. Ma dopo l'addestramento il suo conduttore umano non se ne priverebbe per nessuna somma». COSA PENSI DI QUESTA NOTIZIA?
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