Enrico Tironi :INTERROGATO PER UN GIORNO INTERO


Enrico Tironi, il giovane di 19 anni, vicino di casa di Yara Gambirasio, che due giorni fa era stato denunciato per procurato allarme e falso ideologico, dopo aver raccontato in televisione di aver visto la ragazzina scomparsa venerdì dalla sua abitazione di Brembate Sopra (Bergamo) insieme a due uomini, questa sera al Tg1 ha detto di essere stato ascoltato tutto il pomeriggio dai carabinieri.
Una notizia che non viene però confermata dagli stessi militari, che hanno fatto sapere di non averlo più sentito dopo l'interrogatorio di domenica notte. Il pubblico ministero Letizia Ruggeri, che coordina le indagini, ha dichiarato di non aver disposto alcun interrogatorio e di non aver avuto notizia della presunta audizione di Enrico Tironi dagli investigatori. Il fascicolo sulla scomparsa di Yara Gambirasio resta aperto dunque a carico di ignoti per sequestro di persona. Al momento gli inquirenti non sono in possesso di elementi utili alle ricerche della ragazzina scomparsa ormai da più di quattro giorni.

ANCORA NESSUN RITROVAMENTO Dietro la recinzione del cantiere qualche curioso segue le operazioni di ricerca. I segugi che fiutano una pista e trascinano gli addestratori. Tombini scoperchiati. Vigili del fuoco che dragano pozze d'acqua. «Ormai la cercano come se fossero sicuri che è morta», mormora un ragazzo. Di Yara, nome atzeco che significa primavera, non ci sono più notizie da 4 giorni. Gli inquirenti portano avanti le indagini a tutto campo. L'ipotesi di una fuga volontaria sembra ormai del tutto esclusa. Lo hanno confermato tutti gli elementi emersi sulla ragazzina, ritenuta tranquilla, senza grilli per la testa e, soprattutto, senza misteri o storie nascoste nelle sue giornate. Resta quindi la possibilità di un rapimento. Oppure l'eventualità che venerdì pomeriggio uscendo dalla palestra Yara avesse appuntamento con qualcuno che conosceva, o che, dopo averlo incontrato per caso lo abbia seguito. Oggi le ricerche si sono concentrate ancora tra i campi di grano e le zone boschive isolate. In particolare, carabinieri, vigili del fuoco, unità cinofile hanno setacciato il cantiere di un centro commerciale. Si trova a meno di due chilometri in linea d'aria dal palazzetto dello sport, dove Yara è stata vista l'ultima volta. Ma è già nel comune di Mapello e soprattutto proprio sotto un'antenna per i cellulari. Il telefonino di Yara avrebbe agganciato proprio la cella di Mapello prima di essere spento venerdì sera. Al cantiere ha portato anche il fiuto dei dieci cani, tra cui Jocker il supersegugio di razza bloodhound, arrivato dalla Svizzera, e il ritrovamento di una calzamaglia nera. Un indumento che non era di Yara, ma le ricerche non hanno voluto trascurare nulla. «Abbiamo setacciato oggi questa area per non lasciare nulla di intentato - dicono gli inquirenti -, domani faremo lo stesso con altre zone». All'abilità dei cani nel ritrovare persone nascoste, oggi si è aggiunta anche la tecnologia. I volontari della protezione civile di Alzano Lombardo, hanno perlustrato alcune cascine con un life detector. È uno speciale macchinario contenuto in una valigetta e dotato di sonde e sensori per captare qualunque vibrazione emessa da un corpo umano o da un oggetto meccanico, sepolto o sotto un cumulo di detriti o macerie. «Siamo gli unici in Italia ad averlo - ha detto il presidente dei volontari di Alzano, Maurizio Lombardi .- Lo abbiamo usato anche per il terremoto all'Aquila». Ma anche questo strumento non ha finora dato risultati. Intanto la famiglia Gambirasio continua a sperare nel ritorno di Yara, restando chiusa nel silenzio. Papà Fulvio oggi ha accompagnato gli altri figli a scuola. Anche molti altri genitori hanno ricominciato a scortare i figli, anche adolescenti, per andare e tornare da scuola, in palestra o a casa di amici. E si sente ovunque paura per quello che potrebbe essere accaduto alla studentessa tredicenne.

CRIMINOLOGA: PREOCCUPA LUNGO TEMPO SENZA NOTIZIE Il troppo tempo trascorso senza alcun segnale fa prendere corpo all'ipotesi peggiore sulla sorte di Yara Gambirasio, la tredicenne scomparsa venerdì scorso da Brembate Sopra, nel bergamasco: che la ragazza sia rimasta vittima di uno o più malintenzionati. A parlare del caso è Gemma Marotta, docente di Criminologia all'Università La Sapienza di Roma. «L'età di Yara - secondo Marotta, che premette di non avere informazioni particolari sulla vicenda - rende non molto plausibile la fuga da casa, fenomeno che si registra solitamente ragazzi un pò più grandi». Per scappare da casa, poi, aggiunge, «ci vuole una motivazione precisa, magari una situazione familiare pesante». E dalle poche notizie filtrate sembra che non sia così: la famiglia Gambirasio (padre, madre, quattro figli, due maschi più piccoli di Yara ed una sorella più grande) viene descritta come serena e senza problemi evidenti. Per fuggire inoltre, ragiona la criminologa, «avrebbe dovuto portarsi dietro qualcosa, vestiti, soldi, un diario. Se ha lasciato tutto a casa, purtroppo è più probabile che abbia incontrato qualche malintenzionato». In questi casi, prosegue Marotta, «si tengono comunque aperte tutte le piste, si seguono una per una e si scartano quelle più improbabili». L'ultima volta è stata vista nella palestra del centro sportivo del paese. «Bisogna accertare e sicuramente sarà stato fatto - rileva - se in quella palestra ha incontrato qualcuno che poì l'ha aspettata fuori. Potrebbe essere stato un 'orcò, ma anche un gruppo di ragazzi più grandi di lei». Il precedente di un caso analogo, tuttora al centro delle cronache, quello della quindicenne Sarah Scazzi, osserva Marotta, «aumenta sicuramente le preoccupazioni della famiglia che però non ha alimentato il circo mediatico che ha caratterizzato la vicenda di Avetrana e questo è un bene». I bergamaschi, aggiunge, «sono gente riservata e questo avrà contato nel comportamento dei familiari di Yara».

FAMIGLIA TACE La strada che porta alla villa dei Gambirasio i non residenti possono percorrerla solo a piedi. Un'automobile della polizia locale sbarra l'accesso: i camper delle televisioni per le dirette satellitari e i mezzi di giornalisti e fotografi devono restare rigorosamente parcheggiati a distanza. Calma e silenzio davanti la casa di Yara, dove il dolore dei genitori e dei fratelli resta chiuso nella più assoluta riservatezza. «Non vogliono che il loro dramma si trasformi nello spettacolo di Avetrana - dicono i vicini di casa - E qui a Brembate non lo vuole a nessuno». Ad Avetrana l'epilogo doloroso della vicenda di Sarah Scazzi si è svolto a scena aperta. Le telecamere hanno registrato il via vai di parenti e amici nella casa della madre e in quella degli zii. Via tv sono stati diffusi appelli, attaccati manifestini per le strade, sistemati striscioni di affetto per la quindicenne. A Brembate (7800 abitanti, giunta del Carroccio) tutti si sono stretti attorno alla famiglia di Yara (nome di etimologia atzeca che significa primavera), ma in modo silenzioso, quasi timoroso. Un modo di stare vicino nei momenti dolorosi, tipico di questa terra, la Valle Brembana, contadini e lavoratori, muratori, gente al lavoro anche di notte, se serve. Nessuno ha voluto però invadere la tragedia della famiglia. Se si tratta di dare una mano praticamente, allora si muovono in tanti, a partire dal sindaco, Diego Locatelli, che sta prendendo parte direttamente alle ricerche. Anche stamani era infatti al cantiere dove si è concentrata per alcune ore l'attenzione. Con il viso scuro e chiuso non ha voluto parlare con stampa. Nessuno si aggira nei pressi della abitazione per curiosare o per scattare foto e pochissimi rispondono ai giornalisti o si avvicinano alle postazioni televisive. Men che meno per mettersi in mostra durante i collegamenti con i telegionali. Su tutte le vetrine c'è una bella foto di Yara, ma niente più. La preoccupazione per la sua sorte è nel cuore di tutti. Ma tutto si tiene rigorosamente lontano dal circo mediatico, almeno al momento.

I CANI DAL SUPERFIUTO Hanno un olfatto quattro volte più sensibile di un cane normale. Sono i Bloodhound, o cani di Sant'Ubaldo, segugi di origine americana in grado di trovare una persona seguendone l'odore nell'aria. Di solito utilizzati per cercare le persone disperse su sentieri di montagna questi cani hanno adesso di fronte a loro un nuovo e più insolito impegno: seguire le tracce di Yara Gambirasio, la ragazzina scomparsa da venerdì sera a Brembate. Gli animali da ricerca che vengono utilizzati anche a Brembate si chiamano «cani molecolari»: ed è infatti una ed una sola molecola di odore quella che, una volta percepita, seguono fino a trovare la persona alla quale l'odore corrisponde. «Di solito viene fatto annusare loro un capo di abbigliamento o un oggetto toccato dalla persona scomparsa, avendo l'accortezza di non contaminarlo con altri odori. E questi animali - spiega Valerio Zani, vicepresidente del Corpo nazionale di soccorso alpino e speleologico - seguono la traccia e sono in grado di riconoscere quello specifico odore anche tra mille altri e pure a distanza di giorni». I segugi, nati come cani da caccia, sono stati inizialmente utilizzati dalla polizia cantonale svizzera. È svizzero anche uno dei cani impiegati nella ricerca di Yara, «Jocker». Da alcuni anni il Corpo nazionale di soccorso alpino e speleologico ha cominciato l'addestramento di alcuni di loro, in collaborazione con la polizia cantonale. «Adesso abbiamo otto cani e quattro sono in fase di formazione e addestramento»: una 'scuolà spiega Zani, che dura almeno due anni. Questi animali lavorano meglio con temperature fredde, ma non sono adatti per la ricerca di dispersi in valanghe: «Per quei casi - spiega Zani - usiamo altre razze, come i Golden retriver». Quando un Bloodhound trova la traccia la segue come se non vedesse, affidandosi soltanto al fiuto e per questo va tenuto rigorosamente legato con un guinzaglio lungo in modo da non essere «seminati» dall'animale. Raro il loro uso in casi simili a quello di Yara, anche se qualche tempo fa un cane molecolare rintracciò in Valle d'Aosta i genitori di due bambini che erano stati lasciati soli in pizzeria. Difficile stabilire il valore di un cane dal fiuto d'oro: «Un cucciolo di Bloodhound costa circa 1.500 dollari, poco più di un migliaio di euro. Ma dopo l'addestramento il suo conduttore umano non se ne priverebbe per nessuna somma». COSA PENSI DI QUESTA NOTIZIA?

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